lunedì 25 settembre 2017

Alissa Walser / La musica della notte


Alissa Walser

La musica della notte

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Titolo:La musica della notte (originale: Am Anfang war die Nacht Musik) 
Autore:Alissa Walser
Anno:2009
Editore:Neri Pozza Editore

Traduzione:Riccardo Cravero
Pagine:224
Trama:Franz Anton Mesmer è un medico nella Vienna del 1777, alla ricerca dell’approvazione da parte dei suoi colleghi. Il suo metodo è da molti considerato una ciarlataneria; il magnetismo animale e la teoria del fluidum sollevano più di un’obiezione. Così, quando viene affidata alle sue cure Maria Theresia Von Paradis, pupilla dell’Imperatrice, Mesmer attingerà a tutte le sue conoscenze per guarirla e ottenere il riconoscimento che cerca.

Prima di leggere questo romanzo non avevo mai sentito parlare di mesmerismo e di magnetismo animale: trattasi di teorie mai accettate dalle scienze mediche, che si basano sull’esistenza di un “fluido” (identificato con la forza magnetica) atto a regolare il corretto funzionamento del corpo umano, in armonia con quello universale.

In questo libro, tuttavia, non si segue tutto lo sviluppo di questi studi: quella che viene narrata è solo una parentesi della vita di Mesmer. Il passato e il futuro dell’uomo, così come di Maria Theresia, sono lasciati alla curiosità del lettore.
Un vero peccato, perché onestamente la storia è l’unica cosa che rende piacevole la lettura di questo romanzo.

Mi spiace ammettere, infatti, che per il resto il libro è privo di qualità degne di nota: lo stile di questo autrice non è proprio nelle mie corde. Nonostante alcuni punti lirici e piacevoli da leggere, il testo avanza in modo confusionario, “saltellante”; l’argomento, già piuttosto intricato di suo, ne risulta danneggiato. Persino la successione cronologica degli eventi va a singhiozzo e dubito che la confusione fosse un effetto voluto dall’autrice, visto che viene specificata la data all’inizio di ogni capitolo.
La descrizione delle terapie e della passione del dottore per la glassarmonica (uno strumento molto particolare, azionato dal movimento di componenti di vetro) sono un poco più chiare, ma non approfondite quanto avrei voluto. E’ stato interessante vedere come Mesmer tentava di utilizzare i magneti e la musica, ma non essendo il romanzo focalizzato su questo aspetto, non ho ottenuto tutte le risposte che cercavo.
Anche le polemiche contro le sue cure, per quanto presenti, non sono state affrontate in modo tale da rendere abbastanza importante, emotivamente parlando, il conflitto tra  il protagonista e i suoi detrattori. Sono accuse che leggiamo, ma di cui non sentiamo il peso.

Il centro del libro sembrerebbe essere la psiche del dottore e della giovane paziente. Anche questo punto, però, non mi è sembrato sviluppato del tutto. L’introspezione è praticamente assente, come se l’autrice si fosse limitata a scalfire la superficie dei suoi personaggi: l’unico di cui si può immaginare la vita interiore, in effetti, è il dottor Mesmer. E’ un vero peccato, perché questo svolgimento (che definirei sulla soglia della sufficienza) presagisce un carattere dalle molte facce. Anche Maria Theresia, con il terrore e il desiderio di riacquistare la vista, la paura del mondo e la sua passione per la musica, si sarebbe potuta distinguere e amare. Invece di lei cogliamo la fragilità, l’inconsistenza, per cui non possiamo fare a meno di compatirla, ma non riusciamo a darle un’anima tutta sua.
Credo che questa mancanza sia dovuta, in particolar modo, alla gestione piuttosto strana dei dialoghi e del punto di vista della narrazione. I primi sono, per la maggior parte, riferiti col discorso indiretto: così non solo la Walser esclude il lettore – scelta che potrebbe essere stilistica e che potrei comprendere – ma appiattisce molto i suoi personaggi, rendendo poco approfondita la caratterizzazione, come ho già detto.
I secondi sono troppo variabili e lasciano una sensazione di disorientamento.
Insomma, la prima parola che mi viene in mente pensando a questo libro è “confusionario”. Penso che l’autrice si sia lasciata prendere dal furor e non sia riuscita a rendere fruibile una storia che, di per sé, è incredibilmente interessante. Per lo meno, si percepisce la documentazione notevole e approfondita che la Walser ha raccolto per scrivere questo libro – avrei solo voluto che riuscisse a renderla in maniera più piacevole.
Come nota finale, mi preme segnalare che l’edizione Neri Pozza è davvero gioiellino. Mi piace molto questo casa editrice, trovo che sappia curare l’oggetto-libro in maniera magnifica. Oltretutto, dev’essere stato un libro complesso da tradurre (per i discorsi indiretti improvvisi e i campi repentini dei punti di vista di cui ho detto), quindi ci tengo a fare i complimenti al traduttore, Riccardo Cravero.
Sommando pro e contro, gli assegno una sufficienza, anche se un po’ stiracchiata. Penso proverò a cercare qualche saggio sulla Vienna dell’epoca e sul mesmerismo, mentre credo che io e questa autrice difficilmente ci incontreremo di nuovo.





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